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ESCE IN LIBRERIA “APPENA OLTRE LA CENERE” DI STEFANO FARAONI, ALBATROS. ECCO LA PREFAZIONE

 “APPENA OLTRE LA CENERE” DI STEFANO FARAONI, ALBATROS. LA PREFAZIONE DI GIANNI MARITATI

 

Secondo un antico proverbio, la storia del mondo è come un libro di cui si siano perse la prima e l’ultima pagina. Stefano Faraoni, l’autore di questo romanzo, “Appena oltre la cenere”, si concentra sull’eterna ricerca di quell’ultima pagina da parte dell’essere umano: che fine farà il mondo? E l’umanità con lui? Ci sarà il Giudizio Divino Universale o una Grande Catastrofe Naturale? L’immaginazione letteraria sfonda volentieri gli orizzonti della mente umana che, fra FARAONI appena oltre la cenere (cop)scienza e fede, è sempre in cerca di possibili, per quanto difficilissime, risposte…

 

"Appena oltre la cenere" diventa così un viaggio fascinoso e appassionante nel futuro che ci fa venire in mente almeno tre riferimenti letterari di alto livello: il romanzo “La nube avvelenata” di sir Arthur Conan Doyle, l’inventore dell’Investigatore (Sherlock Holmes); il finale inaspettato, precipitoso e definitivo de “La coscienza di Zeno”, il capolavoro di Italo Svevo con il suo triestinismo apocalittico, e il “Notturno” fantascientifico di Isaac Asimov, che ci fa sentire tutti figli e figlie dell’Universo.

 

Muovendosi su due piani temporali, il Medioevo e il Duemila, l’autore qui ci racconta la storia di due diverse eruzioni vulcaniche che in qualche modo “spingono” gli esseri umani verso una straordinaria, forse inaudita consapevolezza: sentirsi umilmente parte del grande Cerchio della Vita e, al tempo stesso, accettare la responsabilità di esserne solo i saggi e previdenti custodi per tutto quello che è nelle nostre possibilità.

 

Ma questo è soprattutto un romanzo storico da leggere con piacere, dove la trama si fonde con i grandi temi di oggi: l’approccio della fede e quello della scienza al rapporto con l’ambiente, i tumultuosi cambiamenti climatici, le bizzarrie delle stagioni, gli episodi estremi che sgorgano dai pozzi invisibili del cielo o dalle profondità arroventate della Terra. In mezzo ci siamo noi, che abbiamo bisogno di imparare se vogliamo nutrirci del dolce latte di Madre Natura o se invece vogliamo continuare a toglierle impunemente il sangue.

 

Gianni Maritati

Giornalista RAI

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